top of page

Sette difficili verità sulla sostenibilità

  • SR
  • 6 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

Sette difficili verità sulla sostenibilità
Sette difficili verità sulla sostenibilità

Parlare di sostenibilità non significa solo fare la raccolta differenziata. Certo, è importante, ma non basta. Spesso pensiamo che la sostenibilità abbia a che fare solo con le grandi aziende e i governi, ma non è così: il singolo può davvero fare la differenza. A volte ci si nasconde dietro alcune scuse e verità che fanno stare meglio noi stessi, ma non il pianeta


Ecco le principali sette difficili verità sulla sostenibilità:


  1. I tuoi voli low-cost costano poco perché il pianeta paga per te.

Nonostante le emissioni derivanti dal traffico aereo abbiano un impatto ridotto rispetto ad altre tipologie di trasporto, negli ultimi anni sono cresciute a ritmo sostenuto. Com’è possibile? I voli low cost, Ryanair e WizzAir le principali in Europa, permettono a sempre più persone di spostarsi grazie a prezzi stracciati che battono nettamente i prezzi di altri trasporti come i treni. Se non si individuano soluzioni, le emissioni derivanti dall’aviazione si moltiplicheranno entro il 2050. Per questo motivo, l’Unione Europea, vuole eliminare gradualmente le assegnazioni gratuite per l'aviazione (sistema ETS) entro il 2026 e promuovere l'uso di carburanti sostenibili.


  1. Ogni hamburger consuma 2500 litri d’acqua.

Parliamo, evidentemente, di un hamburger di carne, da circa 150g, e non delle recenti alternative plant based che hanno impatti molto più ridotti. I 2500 litri d’acqua necessari riguardano sia l’allevamento (gli animali bevono molta acqua) sia l’aspetto della produzione di mangime e della lavorazione per ottenere il prodotto finito.

Secondo i dati del report Mense per il Clima - Ranking della ristorazione universitaria, per produrre un hamburger di carne viene consumato il 700% di acqua in più rispetto ad un'alternativa vegetale, con una generazione del 4500% del PM.5. Ovviamente non si parla solo di hamburger, ma degli alimenti di origine animale che, in generale, emettono più gas serra. 


  1. Gli indumenti in ecopelle inquinano di più di quelli in pelle.

Negli ultimi anni si stanno moltiplicando i vestiti in finta pelle: prezzi ridotti e maggior rispetto per gli animali sono stati i due driver principali di questa tendenza. L’ecopelle, o pelle vegana, è comunemente realizzata con materiali plastici, con un forte impatto ambientale. Sebbene scegliere indumenti in ecopelle sia sicuramente più etico rispetto alla sofferenza degli animali, non si può dire lo stesso per l’aspetto ambientale. I materiali plastici, infatti, sono potenzialmente inquinanti per l’ambiente.

Un discorso a parte va fatto, evidentemente, se vengono utilizzati altri materiali “sostitutivi” alla pelle animale, come sughero, legno, alghe, che hanno un impatto ridotto in termini ambientali ed eticamente più corretti.


  1. Comprare meno è più sostenibile che comprare green.

Acquistare indumenti considerati a minor impatto è sicuramente meglio che acquistare fast fashion, ma la cosa più sostenibile che puoi fare è acquistare meno. Tendiamo ad accumulare grandi quantità di indumenti che non indosseremo mai e che si usureranno con il tempo rimanendo nell’armadio. Dunque, la scelta migliore è acquistare il giusto, riducendo al necessario gli acquisti. Ovviamente, questo discorso riferito agli indumenti vale anche per tutti gli altri beni di consumo, ma il fashion rappresenta sicuramente un esempio lampante (e negativo) dell’impatto che gli acquisti hanno su ambiente e società.


  1. Bio non vuol dire per forza sostenibile.

A volte tendiamo ad associare prodotti biologici con l’aggettivo sostenibile, ma non c’è nessuna evidenza del fatto che sia effettivamente così. Secondo la normativa europea, sono prodotti biologici quelli che rispettano determinati requisiti quali, ad esempio, l’uso limitato di sostanze chimiche, divieto degli OGM e tutela della biodiversità. Sebbene l’agricoltura biologica possa rappresentare un’opportunità per fare meglio rispetto all’agricoltura tradizionale, non rende un prodotto sostenibile. Infatti, questa agricoltura si riferisce all’ottimizzazione delle risorse e degli sprechi per produrre frutta e verdura con un impatto ambientale positivo o neutro. 


  1. Non è mai solo colpa del governo o delle aziende.

I governi, e le istituzioni in generale, hanno un enorme potere nell’influenzare la direzione che cittadini e imprese prenderanno in termini di sostenibilità. Obblighi, sussidi, agevolazioni e tassazioni rappresentano strumenti essenziali per condurre la transizione green. Le imprese, dal canto loro, hanno un importante impatto sull’ambiente e sulle società a causa delle attività economiche. Tuttavia, il singolo può davvero fare la differenza. Se tutti noi ragionassimo in questi termini, infatti, vedremmo realmente il cambiamento davanti ai nostri occhi.


  1. Le cannucce di carta non risolveranno il problema.

Le cannucce di carta sono state introdotte nel mercato come l’alternativa al prodotto in plastica. Ma sono davvero così sostenibili? Secondo alcuni recenti studi, tra cui anche l’articolo Exploring soda contamination coming from paper straws through ultra-high-pressure liquid chromatography coupled with an ion mobility-quadrupole time-of-flight analyzer and advanced statistical analysis del 2024, le cannucce in carta possono contenere alti livelli di sostanze chimiche che si trasferiscono dalla cannuccia alla bevanda. In alcuni casi la migrazione di composti (come il 4,4'-metilendianilina) ha superato i limiti di sicurezza previsti. È evidentemente importante sostituire i prodotti in plastica monouso, tra cui le cannucce, ma non stiamo davvero facendo la differenza in termini di sostenibilità intesa anche come impatto sulle persone.



Commenti


bottom of page