top of page

Con Trump la sostenibilità è di nuovo a rischio?

  • SR
  • 17 gen
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 20 gen


ree

Oggi, lunedì 20 gennaio, inizia il nuovo mandato del presidente Donald Trump. Tra vecchie sfide e nuovi problemi, Trump è pronto a prendere le redini del paese più potente al mondo per la seconda volta. Cosa ne sarà dell’eredità green lasciata da Joe Biden? 

Le recenti conferenze stampa hanno dimostrato come Trump sia intenzionato a continuare con gli stessi presupposti del primo mandato: fuori dall’Accordo di Parigi, via il recente bando a nuove trivellazioni petrolifere e stop a nuove pale eoliche nel paese


Le recenti dichiarazioni

Proviamo a capire cosa potremmo aspettarci in questi quattro anni, ricordando alcune delle sue ultime dichiarazioni sul tema. 


Innanzitutto, ha chiarito la sua posizione rispetto al cambiamento climatico, definendolo “una delle più grandi truffe di tutti i tempi”. Non proprio una notizia positiva, soprattutto pensando ai recenti disastri ambientali avvenuti proprio in California. Con una sola affermazione è riuscito a cancellare anni e anni di studi di scienziati che, ogni giorno, tentano di dimostrare le gravi conseguenze per l’ecosistema e per l’uomo che il cambiamento climatico sta già avendo e che avrà in futuro.


A rimarcare la propria volontà di puntare sui combustibili fossili, il 47° presidente degli USA ha aperto la convention nazionale repubblicana di Milwaukee utilizzando con orgoglio lo slogan “Drill, Baby, Drill”, ovvero “Trivella, Baby, Trivella”: trivellare come se non ci fosse un domani. Cosa significa? Incrementare la produzione di combustibili fossili e invertire le recenti politiche ambientali americane.


"A partire dal primo giorno, approverò nuove trivellazioni, nuovi oleodotti, nuove raffinerie, nuove centrali elettriche, nuovi reattori e ridurremo la burocrazia", affermò Trump nel settembre 2024. Non certo una buona notizia per l’ambiente che rivede, per l’ennesima volta, un focus spostato dalle rinnovabili ai combustibili fossili.



Cosa aspettarsi?

Il primo grande cambiamento riguarderà sicuramente l’uscita dall’Accordo di Parigi, un atto già compiuto nel primo mandato e che Trump promette di ripetere immediatamente. Servirà un anno per l’uscita effettiva degli USA dall’accordo, con la conseguente libertà di non dover presentare i propri piani per la riduzione delle emissioni, come fatto finora. Il ritiro sarebbe l’ennesima chiara dimostrazione della volontà di ridurre al minimo l’impatto ambientale delle attività statunitensi. 


Cosa può significare questo? Gli Stati Uniti rappresentano l’economia più importante al mondo e il secondo paese per emissioni di gas serra annuali, questo vuol dire che il loro ruolo nel surriscaldamento globale è molto importante e l’uscita dall’Accordo di Parigi garantisce una notevole libertà alle scelte statunitensi.


Altra volontà del Tycoon è quella di cancellare l’Inflation Reduction Act (IRA), una legge introdotta dall’amministrazione Biden che ha previsto uno stanziamento di 433 miliardi per combattere il cambiamento climatico. Un insieme di sgravi fiscali, agevolazioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili e programmi per la riconversione di impianti inquinanti. E quale obiettivo andrebbe in fumo con questa eliminazione? La riduzione del 40% delle emissioni di gas serra (rispetto al 2005) entro il 2030. Un programma che assomigliava al Green Deal europeo, non trovate?


Inoltre, ci si aspettano nuovi ostacoli per lo sviluppo delle rinnovabili. Le recenti dichiarazioni hanno dimostrato come il nuovo presidente voglia incentivare l’uso di combustibili fossili e ridurre la produzione di energia verde. Tuttavia, sembra molto complicato che Trump possa effettivamente distruggere lo sviluppo delle rinnovabili senza incorrere in opposizioni intere. Non è un caso che molte grandi aziende petrolifere abbiano sostenuto la campagna elettorale di Trump. Non ci resta che aspettare per capire se ciò che ha anticipato diventi realtà.


E in più, sapete chi sarà il Segretario all’Energia? Chris Wright, amministratore delegato della Liberty Energy, negazionista del cambiamento climatico. Non male.


Insomma, le notizie non sono delle migliori per l’ambiente e il clima. Ci possiamo aspettare cambiamenti notevoli che riguarderanno rinnovabili, impegni internazionali e, sicuramente, fake news che verranno utilizzate per supportare le decisioni antigreen, come già fatto nel primo mandato. 


Un riassunto delle puntate precedenti

Per capire cosa accadrà da quest’anno, è utile partire da quello che è stato fatto nel precedente mandato. Secondo una ricerca del New York Times, Donald Trump in quattro anni è riuscito a smantellare quasi 100 norme legate all’ambiente e alla sostenibilità. Non poche, vero? Proviamo a guardare insieme le principali:


  1. Ha ritirato formalmente gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sul clima, un trattato internazionale per contenere l’aumento di temperatura media globale adottato da circa 200 paesi. 

  2. Ha revocato la facoltà della California di stabilire standard più severi sulle emissioni delle automobili rispetto a quelli imposti a livello federale.

  3. Ha ridotto gli standard sulle emissioni di metano, implementate da Obama, per le estrazioni di petrolio e di gas.

  4. Ha nominato il consulente Myron Ebell, considerato uno scettico del cambiamento climatico, a capo dell’EPA (l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente). 

  5. Ha ridotto gli standard di emissione per la produzione di nuovi veicoli.

  6. Ha revocato un ordine esecutivo di Obama che fissava l'obiettivo di ridurre del 40% le emissioni di gas serra del governo federale in 10 anni.

  7. Ha modificato le normative sulla pesca per allentare le restrizioni sulla cattura di numerose specie.


Potremmo continuare, ma questi sette esempi rendono abbastanza bene l’idea di ciò che ci possiamo aspettare, sperando che non si possa fare peggio di così. 



Al momento l’opinione internazionale è piuttosto negativa, soprattutto visto com’è andata in precedenza. Tuttavia, c’è ancora dell’ottimismo relativo al fatto che la transizione green, rispetto al 2016, si sia evoluta e che possa rappresentare un ostacolo per l’implementazione delle novità preannunciate. Ciò che è certo è che non sarà favorita la transizione verde e che, anzi sarà ostacolata a favore di un ritorno economico maggiore. Ancora una volta si torna a pensare solamente al denaro.



Se ti è piaciuto l'articolo condividilo sui social e dicci cosa ne pensi!


Commenti


bottom of page