Sostenibilità: i principali regolamenti e direttive
- SR
- 20 feb
- Tempo di lettura: 6 min

Facciamo chiarezza in un mare di regolamenti e direttive
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha intrapreso un percorso verso la transizione sostenibile. I recenti obblighi per le imprese europee stabiliscono regole precise e complesse per tutte le tipologie di aziende, PMI incluse. Le aziende italiane, e tutte quelle che operano in territorio europeo, hanno già iniziato a vivere questi nuovi cambiamenti. Obbligo di rendicontazione, maggiore chiarezza nella comunicazione, passaporto europeo del prodotto e crediti di carbonio potrebbero sembrare complicati e farti venire voglia di abbandonare tutto. Ma non preoccuparti, siamo qui per aiutarti a fare chiarezza in questo intreccio di nuovi regolamenti e direttive, vediamo insieme le 8 principali.
1. Green Deal Europeo
È la strategia dell'Unione Europea per rendere l'Europa più pulita, più sana e a impatto climatico neutro entro il 2050. Lanciato nel 2019, il Green Deal europeo è un piano di iniziative strategiche necessarie per guidare la transizione verde dell’UE. Tutti coloro che vivono nell’Unione Europea sono chiamati a fare la propria parte per ridurre le emissioni, promuovere una società più equa e garantire un futuro alle nuove generazioni. E anche le PMI devono contribuire.
Il Green Deal si articola in sei obiettivi principali da raggiungere entro il 2050:
Neutralità climatica. Una riduzione drastica delle emissioni di gas a effetto serra è fondamentale per rendere l’UE il primo continente al mondo a impatto climatico zero.
Economia circolare. Il nuovo modello economico tanto ambito dall’UE in cui i prodotti sono riutilizzati, riparati e riciclati in modo da ridurre i rifiuti e lo spreco di risorse.
Industria pulita. L’UE intende promuovere i settori industriali più sostenibili, con minori impatti ambientali e più efficienti dal punto di vista energetico.
Ambiente più sano. Diverse soluzioni volte a ripristinare l’ambiente naturale e azzerare gli effetti dell’inquinamento.
Agricoltura più sostenibile. L’UE promuove pratiche agricole più green per ridurre l’impatto e fornire al contempo alimenti sani e prezzi accessibili.
Giustizia ed equità climatica. L’obiettivo è ridurre le emissioni, proteggere la biodiversità e promuovere un’economia sostenibile, offrendo opportunità per le PMI di innovare e accedere a nuovi mercati verdi.
2. Fit for 55
Si tratta di un piano di iniziative proposte dall’Unione Europea per ridurre di almeno il 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). Il pacchetto “Pronti per il 55%” serve all’UE per aggiornare le normative e far sì che siano allineate agli obiettivi climatici delineati. Le iniziative previste comprendono:
Sistema di scambio di quote di emissione dell'UE;
Fondo sociale per il clima;
Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM);
Obiettivi di riduzione delle emissioni degli Stati membri;
Emissioni e assorbimenti risultanti da attività connesse all'uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura;
Norme sulle emissioni di CO₂ per autovetture e furgoni;
Ridurre le emissioni di metano nel settore dell'energia;
Carburanti sostenibili per l'aviazione;
Combustibili decarbonizzati nel trasporto marittimo;
Infrastruttura per combustibili alternativi;
Energia rinnovabile;
Efficienza energetica;
Prestazione energetica degli edifici;
Pacchetto sul mercato dell'idrogeno e del gas decarbonizzato;
Tassazione dell'energia.
In fin dei conti si tratta di una serie di cambiamenti che riguardano vari aspetti dell’Unione Europea, con conseguenze sulle grandi imprese multinazionali, sulle PMI e anche direttamente sui cittadini e le autorità.
3. CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive)
La direttiva che più sta spaventando le imprese europee. Il motivo? Obbliga le aziende a redigere un Bilancio di Sostenibilità secondo nuovi standard molto più stringenti e lasciandole pochissima libertà.
Con un’obbligatorietà di tipo graduale, sempre più imprese saranno tenute a comunicare le loro performance in termini di sostenibilità (ambientale, sociale e di governance) avviando un sistema di raccolta e analisi dei dati che include anche la catena del valore.
Nuovi standard di rendicontazione (ESRS), nuovo processo di rendicontazione (doppia materialità), ampliamento dei dati richiesti (dati della value chain), nuovo sistema di audit obbligatorio e formattazione di tipo XBRL sono le pesanti novità introdotte con la direttiva.
4. CS3D (Corporate Sustainability Due Diligence Directive)
La direttiva che, per la prima volta, impone alle grandi aziende di integrare la due diligence nella strategia aziendale, andando a verificare che tutti i soggetti della propria catena del valore rispettino i diritti umani e l’ambiente in tutte le loro operazioni.
Una direttiva solo per le grandi aziende? Non proprio; infatti, le PMI saranno coinvolte indirettamente dalla direttiva. Le grandi aziende avranno bisogno di dati precisi, a volte complicati da ottenere, che chiederanno direttamente alle piccole aziende della propria filiera.
Ecco una lista riassuntiva dei nuovi obblighi:
Integrare la due diligence nella strategia aziendale.
Individuare e valutare gli impatti negativi dell’attività aziendale.
Prevenire, ridurre o minimizzare gli impatti negativi.
Riparare agli impatti negativi effettivi.
Svolgere un coinvolgimento con gli stakeholder.
Stabilire i canali di segnalazione.
Verificare e monitorare periodicamente l'efficacia delle misure di due diligence.
Rendicontare le politiche e azioni adottate in linea con la Direttiva CSRD e gli standard ESRS.
5. Crediti di Carbonio
Si tratta di un meccanismo introdotto per combattere il cambiamento climatico. Ogni credito di carbonio corrisponde a una tonnellata di CO₂ o a una quantità equivalente di un gas serra. Sono dei veri e propri certificati negoziabili che permettono di compensare le emissioni di gas serra attraverso il finanziamento di progetti sostenibili.
Le aziende e i governi che emettono più CO₂ di quanto consentito possono, nel caso in cui non riescano a diminuirle, acquistare crediti di carbonio per compensare le proprie emissioni.
In poche parole: chi inquina meno può vendere crediti a chi non riesce a diminuire le proprie emissioni.
6. CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism)
Il CBAM, o meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, si colloca tra le iniziative del piano FitFor55 per raggiungere l’obiettivo di diminuzione del 55% delle emissioni entro il 2050.
Consiste nell’applicazione di una tassa sul carbonio per i prodotti importati nell’UE, in base alla quantità di emissioni di CO₂ generate durante la loro produzione. Tale tassa corrisponde al costo che un produttore europeo avrebbe sostenuto per rispettare il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione.
Si tratta di un vero e proprio tributo ambientale il cui scopo è garantire che gli sforzi di riduzione delle emissioni fatti dall’UE non siano contrastati da un aumento delle emissioni per le merci prodotte nei Paesi extra UE (poi importanti in Unione Europea).
7. Ecodesign
La direttiva ecodesign, o direttiva sulla progettazione ecocompatibile, stabilisce i principali requisiti per la progettazione di prodotti ecocompatibili. L’obiettivo? Trasformare l’economia europea verso un modello completamente circolare. Si applica praticamente a ogni tipo di prodotto (a eccezione di alcune categorie come automobili o prodotti destinati alla sicurezza) e introduce requisiti più alti per quanto riguarda:
Durabilità;
Riutilizzabilità;
Riparabilità;
Affidabilità;
Impatti ambientali;
Presenza di sostanze che destano preoccupazione.
A partire dal 2024 la normativa sull’ecodesign non riguarderà più solo i prodotti legati all’energia, ma sarà esteso a un numero maggiore di categorie incluse. Tra le novità più importanti per il rispetto della normativa c’è il Digital Product Passport (DPP - Passaporto Digitale di Prodotto) che vi spiegheremo a seguire.
8. DPP (Digital Product Passport)
Un vero e proprio passaporto digitale per i prodotti che circolano in Unione Europea. Sebbene non sia ancora in vigore, il DPP mira a tracciare tutte le informazioni utili lungo tutto il ciclo di vita di un prodotto. Lo scopo? Capire l’impatto complessivo di un prodotto, dalle materie prime fino alla sua commercializzazione.
Parte integrante della Normativa sull’Ecodesign, non includerà tutti i prodotti sin da subito, ma si inizierà con quelli valutati come maggiormente impattanti. Tra questi, troviamo i prodotti del settore tessile, moda, batterie, elettronica ed edilizia. Le informazioni da riportare dovranno essere accessibili da chiunque tramite un identificativo univoco presente sul prodotto stesso (imballaggio, etichetta o manuale utente). Attualmente, si ipotizza l’utilizzo di un QR Code per accedere a tutte le informazioni.
Restiamo in attesa di capire i prossimi passi dell’UE, per ora pare che il DPP entrerà in vigore a partire dal 2026.
Normative per progettare prodotti efficienti dal punto di vista energetico e sostenibile. Le PMI che innovano secondo questi principi possono ottenere vantaggi competitivi nel mercato.
9. EPD (Environmental Product Declaration)
La Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) è un documento che evidenzia gli impatti ambientali legati alla produzione di una quantità di prodotto/servizio. Informazioni trasparenti e verificabili che si basano sull’analisi del ciclo di vita del prodotto (LCA). L’analisi del ciclo di vita del prodotto evidenzia il consumo di risorse e gli impatti sull’ambiente circostante.
Gli EPD si basano su due principali linee guida: la ISO 14025 (per le regole di dichiarazione ambientale) e la EN 15804 (per i prodotti da costruzione) e sono sempre verificati da un soggetto terzo indipendente.
Cosa fare ora? Non aspettare che le leggi ti sorprendano!
Questa è solo una piccola parte delle principali normative in ambito di sostenibilità e, come hai potuto vedere, ricoprono la quasi totalità degli aspetti di un’azienda, anche di una PMI. Come puoi vedere, l’UE ha intrapreso un percorso di sostenibilità che include la quasi totalità degli aspetti della vita dei cittadini e delle imprese.
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