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Caffè: come la crisi climatica minaccia la bevanda più amata al mondo

  • SR
  • 27 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Caffè: come la crisi climatica minaccia la bevanda più amata al mondo
Caffè: come la crisi climatica minaccia la bevanda più amata al mondo

Il caffè è molto più di una semplice bevanda: è un rito quotidiano, un'industria che muove miliardi e una fonte di sostentamento per milioni di coltivatori in tutto il mondo. Eppure, il suo futuro è minacciato da una crisi climatica senza precedenti. Dalla siccità in Brasile alle tempeste estreme in Vietnam, i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la produzione globale di caffè, con conseguenze devastanti per l’ambiente e per le comunità che lo coltivano.

Se non si interviene subito, il prezzo del caffè potrebbe salire alle stelle, intere piantagioni potrebbero scomparire e milioni di lavoratori perderebbero il proprio sostentamento. La buona notizia? Esistono soluzioni per rendere la filiera più sostenibile e resiliente. Ma serve un’azione concreta e globale, e ognuno di noi può fare la sua parte.


L’impatto ambientale del caffè

  • Deforestazione e perdita di biodiversità

Le piantagioni di caffè si trovano nelle aree tropicali del mondo, spesso in foreste pluviali ricche di biodiversità. Per far spazio alle coltivazioni intensive, vaste aree di foresta vengono abbattute, causando la perdita di habitat per migliaia di specie animali e vegetali.

Tradizionalmente, il caffè veniva coltivato all’ombra di alberi più alti, un metodo che proteggeva il suolo e preservava la biodiversità. Tuttavia, la crescente domanda ha portato a un massiccio passaggio alla coltivazione a pieno sole, che consente raccolti più abbondanti ma ha un impatto devastante sull’ecosistema.


  • Consumo idrico e inquinamento delle acque

Produzione e lavorazione del caffè richiedono quantità enormi di acqua: per una singola tazzina servono circa 140 litri. Questo dato preoccupa ancora di più se si considera che molte regioni produttrici, come il Brasile e l’Etiopia, stanno affrontando gravi crisi idriche.

Inoltre, il processo di lavaggio dei chicchi genera enormi quantità di rifiuti liquidi ricchi di sostanze organiche. Se non trattati correttamente, questi reflui possono contaminare fiumi e laghi, danneggiando gli ecosistemi acquatici e mettendo a rischio le comunità locali.


  • Emissioni di CO₂ e rifiuti di produzione

Dal trasporto alla torrefazione, l’intera filiera del caffè contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. A questo si aggiunge il problema della gestione degli scarti di lavorazione, come la silverskin, la sottile pellicola che avvolge il chicco di caffè.

Uno studio condotto da ENEA ha dimostrato che la silverskin, se riutilizzata nell’industria alimentare, potrebbe ridurre del 73% l’impatto ambientale legato alla produzione di farina e dimezzare i costi di smaltimento per le aziende. Ogni tonnellata di farina sostituita con silverskin potrebbe evitare l’emissione di circa 250 kg di CO₂, un valore equivalente all’anidride carbonica assorbita da 22 alberi in un anno.

Attualmente, la silverskin viene prevalentemente compostata, ma il processo genera comunque emissioni di CO₂. Se questa risorsa venisse valorizzata a livello industriale, si potrebbe ridurre l’impatto ambientale e creare nuovi modelli di economia circolare nel settore del caffè.


Un problema sociale: lo sfruttamento dei coltivatori di caffè

  • Salari bassi e condizioni di lavoro precarie

Dietro il nostro espresso quotidiano si nasconde una realtà spesso ignorata: gran parte dei coltivatori di caffè vive in condizioni di estrema povertà. Circa il 60% della produzione mondiale è in mano a piccoli agricoltori che guadagnano meno di 3 dollari al giorno.

Mentre il prezzo del caffè nei mercati occidentali continua a salire, i coltivatori ricevono solo una minima parte del guadagno, rimanendo intrappolati in un sistema che li penalizza.


  • Conflitti per la terra e diritti negati

In alcune regioni, le grandi aziende agricole stanno espropriando terreni alle comunità indigene per espandere le proprie piantagioni. Questo fenomeno, noto come land grabbing, sta generando tensioni e conflitti, aggravando ulteriormente la situazione delle popolazioni locali.


Agricoltura rigenerativa e investimenti sostenibili: può essere una soluzione?

Per contrastare questa crisi, il settore del caffè deve cambiare rotta. La soluzione proposta dagli esperti è l’agricoltura rigenerativa, un metodo che mira a ripristinare la fertilità del suolo, aumentare la biodiversità e ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici.

Durante il Premio Internazionale del Caffè Ernesto Illy 2024, tenutosi presso la sede delle Nazioni Unite, leader del settore come Andrea Illy, Massimo Bottura e Vanusia Nogueira hanno discusso dell’importanza di un fondo pubblico-privato da 10 miliardi di dollari per sostenere i piccoli coltivatori e diffondere pratiche sostenibili su scala globale.

Dobbiamo agire in fretta per applicare soluzioni rigenerative a livello globale. Il futuro del caffè dipende da questo.”

– Andrea Illy, presidente di Illycaffè

L’agricoltura rigenerativa permette di trattenere l’umidità nel suolo, ridurre l’erosione e migliorare la resa delle coltivazioni, creando un sistema più resiliente ai cambiamenti climatici.


Il ruolo di aziende e consumatori

Le grandi aziende del settore devono investire in filiere più trasparenti, ridurre le emissioni e garantire salari equi ai produttori. Certificazioni come Fair Trade, Rainforest Alliance e Organic possono aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli.

Ognuno di noi può contribuire scegliendo marchi che adottano politiche sostenibili e informandosi sull’origine del caffè che acquistiamo. Un piccolo gesto, come optare per prodotti certificati, può fare una grande differenza per le comunità agricole e per l’ambiente.



Il caffè è una risorsa preziosa, ma senza un’azione concreta rischiamo di perderlo. Investire nella sostenibilità non è solo una questione etica, ma una necessità per garantire il futuro della bevanda più amata al mondo.


La prossima volta che bevi una tazza di caffè, chiediti: il mio caffè è sostenibile? 


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