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COP30 a Belém: perchè la Conferenza sul Clima 2025 è un passaggio chiave (e cosa c'entrano Lula e Trump)

  • SR
  • 8 set
  • Tempo di lettura: 2 min
COP30 a Belém
COP30 a Belém

Dal 10 al 21 novembre 2025 il mondo del clima si dà appuntamento a Belém, in Brasile, nel cuore dell’Amazzonia, per la COP30, la 30ª Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC). È l’organo decisionale dove governi, scienza e società civile definiscono regole e impegni per ridurre le emissioni, adattarsi agli impatti e finanziare la transizione. Quest’anno, oltre ai negoziati tecnici, l’attenzione sarà massima perché la conferenza si svolge per la prima volta in Amazzonia, ecosistema-chiave per il clima globale.


Perché la COP30 è cruciale

  • Un anniversario multiplo. Ricorrono 20 anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (2005) e 10 anni dall’adozione dell’Accordo di Parigi (2015): un momento simbolico per passare dalle promesse all’attuazione.

  • Il contesto amazzonico. Tenere la COP nel bioma amazzonico mette al centro due priorità: eliminazione graduale dei combustibili fossili e stop alla deforestazione, obiettivi indicati dal Brasile come capisaldi del negoziato.

  • Agenda fitta e concreta. A Belém si farà il punto sugli NDC 2035 (gli impegni nazionali di riduzione emissioni), sul Global Goal on Adaptation e soprattutto sulla finanza per il clima, alla luce del nuovo traguardo post-COP29 e della “Roadmap Baku–Belém” verso volumi molto più alti di investimenti pubblici e privati.


Cosa aspettarsi in pratica

La Presidenza brasiliana sta preparando la conferenza con una serie di comunicazioni ufficiali (“The Road to Belém”), mentre l’UNFCCC ha confermato sede (City Park/Hangar Convention and Exhibition Centre) e date. Per la settimana dei leader è prevista anche un’apposita accreditazione media. Tradotto: logistica definita, pressione politica in crescita e margini per decisioni di impatto su energia, foreste e finanza.


Lula & Trump: diplomazia climatica ai tempi dei dazi

A pochi mesi dall’apertura, Luiz Inácio Lula da Silva ha fatto notizia invitando Donald Trump alla COP30 con una lettera personale, nonostante le tensioni sui dazi statunitensi che stanno alimentando una crisi commerciale con il Brasile. Lula ha rivendicato un approccio multilaterale alla governance climatica, criticando decisioni unilaterali di Washington. È un gesto che unisce pragmatismo e messaggio politico: portare al tavolo anche gli interlocutori più scettici, perché senza le grandi economie non si chiude il “gap” delle emissioni.


In sintesi: perché conta per chi fa sostenibilità

  • Per imprese e investitori, prevedibilità regolatoria su uscita dai fossili, disclosure e finanza verde.

  • Per territori e cittadini, più risorse per adattamento (acqua, ondate di calore, resilienza urbana).

  • Per le filiere, deforestazione zero e tracciabilità come nuovo standard competitivo.

La COP30 può essere ricordata come la COP “dell’attuazione” o come l’ennesimo rinvio. Molto dipenderà da come i Paesi aggiorneranno gli impegni 2035 e da quanta finanza reale verrà messa sul tavolo per trasformare piani in cantieri. A Belém, nel cuore della foresta, non ci saranno alibi.


 


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