Fake news: quando la disinformazione inquina la sostenibilità
- SR
- 31 mar
- Tempo di lettura: 2 min

Negli ultimi anni, la disinformazione ha trovato terreno fertile anche nel campo della sostenibilità, diffondendo bufale che spesso confondono l’opinione pubblica e rallentano gli sforzi per combattere il cambiamento climatico. In occasione del Pesce d’Aprile, è utile smascherare alcune delle fake news più diffuse su questi temi.
Il cambiamento è naturale
Una bufala più subdola, perché basata su una verità parziale, è quella secondo cui il cambiamento climatico sarebbe solo parte dell’immutabile ciclo naturale della Terra. Secondo questa narrazione, il clima è sempre cambiato, alternando glaciazioni a periodi caldi, e ciò che viviamo oggi sarebbe semplicemente una fase di innalzamento delle temperature. In questa logica, non ci sarebbe motivo di preoccuparsi o cambiare abitudini.
È vero che il clima terrestre ha attraversato numerosi cicli naturali, ma ciò che rende il cambiamento attuale diverso è la velocità con cui avviene. I sedici anni più caldi mai registrati si sono verificati dopo il 2000, segnale di un'accelerazione senza precedenti attribuibile principalmente alle attività umane. Questo dato è sostenuto dalla comunità scientifica fin dal primo Rapporto IPCC del 1990.
Il surriscaldamento globale non esiste, fa ancora freddo!
Questa fake news è stata amplificata da personalità pubbliche come l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha sfruttato eventi invernali particolarmente rigidi per minimizzare la gravità del riscaldamento globale. Tuttavia, il clima e il meteo non sono sinonimi: un'ondata di freddo non contraddice i trend globali di aumento delle temperature.
Costa troppo ridurre le emissioni di carbonio
Un'altra narrazione diffusa è quella secondo cui la transizione ecologica sarebbe economicamente insostenibile. Se è vero che richiede investimenti importanti, è altrettanto vero che i costi dell'inazione sarebbero molto più alti. Secondo il Rapporto IPCC, ignorare il cambiamento climatico potrebbe costare fino al 20% del PIL globale. Inoltre, le politiche sostenibili creano posti di lavoro e migliorano la qualità della vita, specialmente nei paesi in via di sviluppo.
Ormai è troppo tardi, il pianeta ha i giorni contati
Si legge spesso che abbiamo tempo solo fino al 2030 o al massimo fino al 2040 per cambiare rotta. In realtà, l'obiettivo è limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 °C rispetto all'era preindustriale, anche se è probabile che arriveremo a un aumento di 2 °C. Non sarà la fine del pianeta, ma un aumento maggiore attiverà processi irreversibili con impatti devastanti sugli ecosistemi.
Come difendersi dalla disinformazione?
L'Osservatorio europeo dei media digitali ha evidenziato come molta disinformazione oggi provenga anche dall'intelligenza artificiale. La chiave per difendersi è sviluppare uno spirito critico, verificare le fonti e confrontare più versioni della stessa notizia. Piattaforme come Dora, che insegnano a controllare l'attendibilità delle informazioni, possono essere un utile strumento per smascherare le fake news.
In conclusione, essere informati e consapevoli è il primo passo per proteggere il pianeta e contribuire a un futuro sostenibile.
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