top of page

Fukushima Daiichi: la lunga strada verso la sostenibilità

  • SR
  • 11 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Fukushima Daiichi: la lunga strada verso la sostenibilità
Fukushima Daiichi: la lunga strada verso la sostenibilità

A più di quattordici anni dal catastrofico disastro nucleare di Fukushima Daiichi, le cicatrici lasciate da quella tragedia sono ancora ben visibili, ma anche il cammino verso la sostenibilità e il recupero è finalmente in atto. Sebbene il percorso per il completo smantellamento della centrale sia tutt’altro che breve, i progressi sono tangibili. Dal recupero di combustibile fuso alla gestione delle acque radioattive, queste operazioni stanno segnando un capitolo cruciale nel lungo processo di risanamento e nella ricerca di soluzioni per il futuro delle energie rinnovabili e della gestione dei rifiuti nucleari.


Recupero del combustibile fuso: una sfida per la sostenibilità

La Tepco, compagnia che gestisce la centrale di Fukushima Daiichi, ha recentemente annunciato un’importante vittoria: per la prima volta, è riuscita a recuperare una piccola quantità di combustibile fuso dal reattore n. 2, un passo fondamentale nel lungo processo di smantellamento della centrale. L’operazione, sebbene segni un progresso importante, è tutt’altro che semplice. La tecnologia avanzata utilizzata, come le pinze telescopiche e i robot specializzati, non è riuscita a raggiungere i risultati desiderati in precedenti tentativi, dimostrando quanto complessa sia la gestione di materiali radioattivi ad altissima pericolosità.

Quello che sta accadendo a Fukushima è un mix di innovazione, sperimentazione e adattamento continuo. La rimozione di circa 800 tonnellate di detriti e combustibile fuso dai reattori n. 1, 2 e 3 è il vero cuore della sfida. Non è solo una questione tecnica, ma anche un grande test per la sostenibilità a lungo termine. Si prevede che questo processo richiederà decenni, ma ogni passo avanti rappresenta una vittoria nel cammino verso la gestione sicura dei rifiuti nucleari e il risanamento ambientale.

Grazie a tecnologie avanzate come le “glovebox”, dispositivi sigillati che permettono di manipolare con precisione i detriti radioattivi, Tepco ha potuto recuperare piccole quantità di combustibile da analizzare, un passo fondamentale per capire come gestire al meglio il materiale radioattivo residuo. Questo è un esempio di come la sostenibilità, anche nel contesto nucleare, imponga di adattarsi continuamente a nuove sfide, puntando su soluzioni sempre più sofisticate.


La gestione delle acque radioattive: un compromesso necessario?

Oltre al recupero dei detriti nucleari, un altro grande tema per la sostenibilità di Fukushima è la gestione delle acque radioattive. Nel corso degli anni, Tepco ha accumulato oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua contaminata, necessaria per raffreddare i reattori danneggiati. Sebbene la maggior parte di queste acque siano state trattate tramite un sistema avanzato, l'ALPS (Advanced Liquid Processing System), il trizio, un isotopo radioattivo che non può essere rimosso completamente, è rimasto in concentrazioni che sollevano preoccupazioni.

Nel 2023, Tepco ha preso una decisione controversa: ha iniziato a rilasciare gradualmente l’acqua trattata nell'oceano Pacifico. Sebbene il livello di trizio presente sia considerato sotto i limiti di sicurezza internazionali, il rilascio ha scatenato un acceso dibattito globale. Da un lato, le autorità giapponesi e l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) affermano che il processo sia sicuro, dall'altro, le preoccupazioni persistono, soprattutto per le comunità locali che dipendono dall'oceano per la pesca e il turismo.

Questo dilemma evidenzia come, anche nella gestione delle emergenze nucleari, la sostenibilità debba fare i conti con il compromesso tra salute pubblica, sicurezza ambientale e necessità operative. Il rilascio dell’acqua trattata nell'oceano non è l’unica soluzione possibile, ma al momento rappresenta la via più praticabile per liberare spazio nei serbatoi di stoccaggio e gestire l'accumulo di acque contaminanti.

Il caso di Fukushima, quindi, ci insegna che la sostenibilità, quando si parla di energia nucleare e recupero ambientale, non è solo una questione di tecnologia, ma anche di equilibri difficili da raggiungere. Il rilascio di acque radioattive potrebbe essere una soluzione temporanea, ma resta fondamentale trovare risposte a lungo termine, in modo da proteggere l'ambiente e le persone.


Se ti è piaciuto questo articolo condividilo sui social e dicci cosa ne pensi!



Commenti


bottom of page