L’Italia è tra i leader europei nel riciclaggio
- SR
- 18 mar
- Tempo di lettura: 3 min

L'Italia si conferma tra i leader europei nel riciclo dei rifiuti, ma il settore presenta ancora margini di miglioramento. Il 20,8% dei materiali utilizzati dall'industria italiana proviene dal riciclo, un dato quasi doppio rispetto alla media europea dell'11,8%. Tuttavia, la crescita del settore sembra essersi stabilizzata, sollevando la necessità di nuove strategie per migliorare ulteriormente le performance. è questo quanto emerge dal Rapporto "Il Riciclo in Italia 2024", pubblicato a dicembre dello scorso anno, che fornisce un’analisi completa della situazione europea in ambito di rifiuti e riciclo, due temi diventati cruciali nel percorso di sostenibilità degli stati europei.
Rifiuti da imballaggio: la nuova normativa europea
Il riciclo dei rifiuti da imballaggio è un esempio virtuoso: nel 2023 ha raggiunto il 75,3%, superando con largo anticipo gli obiettivi europei per il 2030. Tra i materiali riciclati spiccano carta e cartone (92,3%), acciaio (87,8%) e vetro (77,4%). Tuttavia, il riciclo della plastica, fermo al 47,7%, rimane al di sotto del livello richiesto per il 2025. In confronto, la Germania ricicla il 56% della plastica, la Francia il 51%, mentre la Spagna è ancora più indietro con il 42%. Proprio in questo ambito, il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation) ha introdotto nuove misure vincolanti per garantire che gli imballaggi siano progettati per essere riciclabili e per ridurre i rifiuti di imballaggio.
La sfida del settore tessile
Il settore tessile è una delle nuove sfide per la sostenibilità in Italia e in Europa. La raccolta differenziata dei rifiuti tessili è obbligatoria in Italia dal 1° gennaio 2022, anticipando la normativa UE, ma persistono criticità legate alla mancanza di infrastrutture per il riciclo. Nel 2020, in UE sono stati prodotti oltre 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, l’82% post consumo (indumenti usati e tessuti domestici) e il 18% di rifiuti pre consumo (tessuti invenduti e scarti di produzione).
E dove finiscono questi tessuti? 1,4 Mt di rifiuti tessili sono stati esportati dall’UE e, nonostante siano spesso visti come donazioni per i Paesi del terzo mondo, la realtà è ben diversa. Africa e Asia rappresentano le destinazioni principali di questi rifiuti, è proprio qui che vengono venduti, riutilizzati o abbandonati in discariche. Ma non è tutto. Infatti, spesso questi scarti vengono bruciati illegalmente con danni importanti per l’ambiente.
Il settore tessile rappresenta un’enorme sfida per il continente europeo, ma per raggiungere una maggiore circolarità è necessario investire in infrastrutture, regolamentazione e innovazione.
Riciclo in Italia: non solo successi
Andando ad analizzare i singoli dati, è evidente come l’Italia si dimostri in prima linea per il riciclo dei rifiuti speciali, raggiungendo nel 2022 una percentuale del 72,2%, rispetto al 54,4% della media europea.
La leadership non si conferma in ambito di riciclo dei rifiuti urbani: nel 2022 si attestava al 49,2%, ancora lontano dal target europeo del 55% per il 2025. Paesi come Germania (67%), Austria (58%) e Belgio (61%) sono già oltre questo obiettivo, mentre Spagna (41%) e Francia (46%) accompagnano l’Italia in questo ritardo. Questi dati dimostrano come il settore del riciclo sia in realtà un settore complesso, frazionato e difficile da migliorare.
Il futuro del riciclo in Italia
L'implementazione del nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e l'introduzione di sistemi di responsabilità estesa del produttore sono alcune delle soluzioni in arrivo per migliorare le performance del riciclo. Per raggiungere i target futuri, sarà fondamentale incentivare la qualità della raccolta differenziata, potenziare gli impianti di riciclo e stabilizzare i mercati delle materie prime seconde.
Il riciclo in Italia è un modello di riferimento, ma per mantenere la leadership e raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei, il settore deve affrontare sfide strategiche con politiche innovative e un maggiore impegno industriale e istituzionale.
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