La BCE alza la voce: attenzione a non snaturare la rendicontazione di sostenibilità
- SR
- 19 mag
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La Commissione Europea ha messo mano alla semplificazione delle norme di rendicontazione ESG con il pacchetto Omnibus. L’obiettivo dichiarato è alleggerire il carico burocratico per le imprese, soprattutto le PMI. Ma la Banca Centrale Europea, pur apprezzando lo sforzo di semplificazione, lancia un avvertimento netto: attenzione a non indebolire l’impianto di trasparenza e gestione dei rischi costruito finora.
Nel suo parere ufficiale, la BCE fa capire che l’ESG non è un "nice to have", ma una vera e propria infrastruttura informativa per la stabilità finanziaria. I dati di sostenibilità non servono solo a misurare l’impegno ambientale delle imprese, ma sono essenziali per capire l’esposizione a rischi climatici, fisici e di transizione. In altre parole: meno dati significa più incertezza. E incertezza, nei mercati, è sempre sinonimo di instabilità.
Uno dei punti più controversi della proposta riguarda l’innalzamento della soglia di rendicontazione da 500 a 1.000 dipendenti. Una modifica che escluderebbe centinaia di imprese medio-grandi dal perimetro della CSRD. Secondo la BCE, questo rappresenterebbe un errore strategico: meglio mantenere la soglia attuale, magari prevedendo standard proporzionati, ma senza creare “zone franche” informative.
Non solo: il parere sottolinea che l’eliminazione degli standard settoriali indebolirebbe la comparabilità tra imprese, in particolare nei comparti più esposti (energia, finanza, trasporti). E se la rendicontazione diventasse volontaria per molti attori, si aprirebbe la porta a fenomeni già noti: greenwashing, bias informativi, lacune nei dati sistemici.
La BCE si mostra pragmatica anche sul piano geopolitico. Espandere gli obblighi a imprese extra-UE senza reciprocità rischia di mettere le aziende europee in posizione svantaggiata. Serve equilibrio tra trasparenza e competitività, soprattutto in un momento in cui l’Europa vuole attrarre investimenti sostenibili e rafforzare la sua leadership sul clima.
Infine, un messaggio chiaro ai legislatori: i piani di transizione non bastano scritti su carta. Devono essere attuati e monitorati, integrando gli standard ESRS nelle strategie aziendali e nei controlli pubblici.
La sostanza? Sì alla semplificazione, ma con intelligenza regolatoria. Non si tratta di aggiungere obblighi, ma di evitare scorciatoie pericolose. Semplificare non deve mai significare “vederci meno chiaro”, soprattutto in un contesto dove la transizione verde e la stabilità finanziaria sono profondamente intrecciate.
La BCE, in questo intervento, riafferma un principio fondamentale: la sostenibilità è un fatto economico, non solo ambientale. E come tale, va misurata, rendicontata e integrata nel cuore delle decisioni pubbliche e aziendali.
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