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La Cina è sempre più verde: mentre l'Occidente si ferma, Pechino accelera sulla sostenibilità

  • SR
  • 29 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

La Cina è sempre più verde: mentre l'Occidente si ferma, Pechino accelera sulla sostenibilità
La Cina è sempre più verde: mentre l'Occidente si ferma, Pechino accelera sulla sostenibilità

Nel pieno di una fase di incertezza economica e instabilità geopolitica, la Cina emerge come uno dei pochi attori globali decisi a non arretrare nella lotta contro il cambiamento climatico. Mentre gli Stati Uniti, con il ritorno di Donald Trump alla presidenza, mostrano segnali di marcia indietro sulle politiche ambientali, Pechino consolida il proprio impegno green, puntando a trasformarsi da gigante industriale a leader mondiale nella sostenibilità.


Neutralità carbonica entro il 2060: un obiettivo strategico

L’annuncio chiave è arrivato nel 2020, quando Xi Jinping ha dichiarato che la Cina raggiungerà la neutralità carbonica entro il 2060, con il picco delle emissioni previsto entro il 2030. Un impegno monumentale, se si considera che il Paese è responsabile del 28% delle emissioni globali. Secondo gli analisti, se la Cina manterrà la rotta, potrà contribuire in modo decisivo a contenere l’aumento della temperatura globale, fino a 0,3 gradi in meno rispetto alle stime attuali.

Ma la sfida è titanica: serviranno investimenti per almeno 6,4 trilioni di dollari e una rapida transizione energetica basata su fonti rinnovabili, nucleare e nuove infrastrutture. La Cina, tuttavia, è ben avviata: già oggi produce il 30% dell’energia rinnovabile installata nel mondo e detiene il primato nella produzione di pannelli solari e turbine eoliche.


Tecnologia, finanza e ambiente: la triade della transizione cinese

La strategia cinese è olistica e va ben oltre la mera sostituzione delle fonti fossili. Pechino investe massicciamente in tecnologia verde – dall’elettrificazione dei trasporti all’energia nucleare – e sperimenta nuovi indicatori di sviluppo, come il Gross Ecosystem Product (GEP), pensato per dare valore economico ai beni e servizi naturali, spesso esclusi dal PIL.

Anche la finanza si allinea: le banche pubbliche riducono gli investimenti nei combustibili fossili e il mercato delle obbligazioni verdi in Cina è oggi il secondo al mondo per volume.


Il paradosso delle terre rare e le contraddizioni della svolta ecologica

Il rovescio della medaglia è che molte delle tecnologie verdi dipendono da materiali la cui estrazione è altamente impattante. La Cina domina il mercato globale delle terre rare, fondamentali per batterie, turbine e motori elettrici. Negli ultimi anni, Pechino ha avviato progetti di bonifica e miglioramento ambientale per limitare i danni, ma resta un nodo critico nella narrazione della “civiltà ecologica”.


Un 2025 cruciale tra picco delle emissioni e leadership climatica

Il 2025 sarà un anno simbolico e pratico per la Cina. Non solo segna la scadenza del piano “Made in China 2025”, che ha spinto il Paese verso l’autosufficienza tecnologica e la leadership nei settori strategici (incluso quello green), ma potrebbe coincidere con il tanto atteso picco delle emissioni. Un traguardo che, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, potrebbe arrivare già entro quest’anno, nonostante la prudenza ufficiale di Pechino.


Cina vs USA: una sfida climatica (e geopolitica)

Con gli USA pronti a smantellare molte delle politiche ambientali dell’era Biden, la Cina potrebbe candidarsi al ruolo – anche morale – di leader globale nella lotta al cambiamento climatico. Un’opportunità che Xi Jinping sembra intenzionato a cogliere, soprattutto in chiave diplomatica e nei rapporti con il Sud Globale.

Mentre in Occidente si discute di rollback e concessioni, la Cina punta su un modello di sviluppo che intreccia sostenibilità ambientale, crescita economica e innovazione tecnologica. Il futuro, almeno sul fronte climatico, potrebbe parlare più mandarino che inglese.


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