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La Perla e la lotta per la felicità: una storia di resistenza femminile

  • SR
  • 24 feb
  • Tempo di lettura: 3 min

La Perla e la lotta per la felicità: una storia di resistenza femminile
La Perla e la lotta per la felicità: una storia di resistenza femminile


La crisi della storica azienda La Perla ha messo in luce non solo le fragilità del sistema finanziario, ma anche la forza di chi lavora. Durante il convegno "Trasformare la lotta per il lavoro in lotta per la felicità", organizzato dalla Campagna Abiti Puliti, tre dipendenti dell'azienda e David Cambioli di Altraqualità hanno raccontato un percorso di lotta, resilienza e solidarietà.


Dal successo alla crisi

Fondata nel 1954 da Ada Masotti, La Perla è stata sinonimo di eccellenza italiana nella lingerie, nell’intimo notte e nei costumi da bagno di lusso. L'azienda, che aveva costruito un impero con 1500 dipendenti, ha vissuto un drammatico declino a partire dal 2007, attraversando tre cambi di proprietà e finendo nelle mani di un fondo finanziario, perdendo così tutta la personalizzazione che aveva caratterizzato la sua linea. Questo ha portato alla progressiva esternalizzazione della produzione e alla perdita dell'identità artigianale del marchio.


Nel 2023, la situazione si è aggravata: i primi stipendi non pagati, il blocco delle forniture e l'inaccessibilità a poter continuare il proprio lavoro. Le lavoratrici, per resistere, hanno creato capsule collection con il materiale rimasto in magazzino. Una sfida fatta di creatività e forza d’animo che hanno saputo mettere in pista le donne di La Perla.


La nascita della lotta

Senza stipendio, senza garanzie, ma con una determinazione incrollabile, le dipendenti hanno deciso di farsi sentire. Hanno dato vita a manifestazioni creative, utilizzando tamburi e canzoni per attirare l'attenzione pubblica. E così è stato. Giornali e quotidiani hanno iniziato a voler sapere di più, diffondendo le notizie di un’azienda storica italiana che stava vivendo un cambiamento drammatico. 


Il primo fallimento a Londra ha innescato un effetto domino sulle aziende italiane. La Perla ha chiuso 150 boutique nel mondo, lasciando centinaia di lavoratrici senza lavoro, con sole due eccezioni: Dubai e La Rinascente di Milano.


UnicheUnite: la rinascita della comunità

Nel dicembre 2023, consapevoli della necessità di un'identità collettiva, alcune dipendenti di La Perla iniziano delle manifestazioni per far sentire la propria voce, utilizzando dei cartelli con alcune donne stilizzate che si tengono per mano formando dei cuori. Quasi senza nemmeno rendersene conto questo movimento si trasforma in una vera e propria associazione, nasce  "UnicheUnite". L’associazione, seppur nata per far sentire la voce delle “perline”, si è trasformata in una lotta per la giustizia in un mondo, quello del fashion, caratterizzato da enormi disparità. 


Per finanziare le loro iniziative hanno iniziato a produrre magliette con l’immagine delle donne stilizzate che si tengono per mano, trasformandole in simboli di resistenza. Questo non solo ha dato loro visibilità, ma ha anche creato una rete di sostegno.


Ricevere il premio Tina Anselmi (prima ministra donna italiana) è stato un punto di svolta: hanno capito che la loro lotta non era solo per loro stesse, ma per tutte le donne nel mondo del tessile e non solo. L'incontro con il commercio equo e solidale, grazie a David Cambioli, ha aperto loro gli occhi sulle ingiustizie globali, rendendole ancora più consapevoli del valore della loro battaglia.


"Abbiamo mangiato i nostri diritti in cambio di Zara e H&M", si è detto durante il convegno. Il valore del lavoro è stato distrutto, ma può essere ricostruito con la consapevolezza e l'azione collettiva. La storia di UnicheUnite dimostra che la lotta per il lavoro può diventare una lotta per la felicità, per un mondo più giusto, equo e solidale.


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