Levi's difende la diversità: i suoi azionisti bocciano la proposta anti-DEI
- SR
- 24 mag
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Nel pieno di un clima politico sempre più ostile alle politiche ESG, Levi Strauss & Co. ha preso una posizione chiara: la diversità non si tocca.
Durante l’assemblea annuale degli azionisti del 23 aprile 2025, meno dell’1% dei votanti ha sostenuto la proposta del think tank conservatore National Center for Public Policy Research (NCPPR), che chiedeva l’abolizione del programma DEI dell’azienda. Un risultato netto, che ha respinto il tentativo di smantellare politiche aziendali attive da decenni.
Un voto simbolico, ma cruciale
Il voto è arrivato in un contesto politico teso: dopo il ritorno alla presidenza di Donald Trump, diverse aziende americane stanno rivedendo – o abbandonando – i propri impegni in materia di Diversity, Equity & Inclusion.
Ma Levi’s ha fatto l’opposto. La CEO Michelle Gass ha ribadito con fermezza la posizione del brand: “Siamo impegnati sulla DEI da decenni. È parte del nostro DNA. E lo resterà.”
La proposta bocciata puntava a eliminare programmi interni, gruppi di risorse per dipendenti, iniziative sulla diversità dei fornitori e qualsiasi riferimento a razza e genere nei processi di selezione e promozione. Un’operazione di smantellamento completa.
Una scelta di business, prima che ideologica
Il board di Levi’s ha consigliato agli azionisti di votare contro, sottolineando l’impatto positivo di una forza lavoro diversificata sulle performance aziendali. Non solo etica, quindi, ma strategia: in un mercato globale e frammentato, rappresentare la pluralità dei consumatori è un vantaggio competitivo.
David Jedrzejek, General Counsel di Levi’s, ha chiarito che i programmi DEI non prevedono quote né discriminazioni al contrario. Una risposta alle critiche più frequenti che arrivano da ambienti conservatori.
Un segnale al mercato
In un periodo in cui grandi brand come Target o Walmart stanno ridimensionando i loro impegni DEI, la posizione di Levi’s si distingue. È un messaggio chiaro al settore: difendere l’inclusione non è un rischio reputazionale, è un valore aziendale.
Non a caso, altri giganti come Goldman Sachs e Apple hanno recentemente respinto proposte simili, segno che la narrativa anti-DEI non trova spazio nei boardroom, almeno per ora.
La lezione per le aziende
Levi’s ci ricorda che l’identità di marca non può essere sacrificata all’opportunismo politico. La coerenza paga, anche (e soprattutto) nei momenti più divisivi.
Oggi, investire nella diversità significa saper leggere il presente, ma anche costruire il futuro.
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