Moda e trasparenza: il GRI apre la consultazione su nuovi standard per il settore fashion
- SR
- 29 lug
- Tempo di lettura: 3 min

Il settore tessile e dell’abbigliamento, colonna portante dell’economia globale e icona del Made in Italy, si trova oggi al centro di una trasformazione imprescindibile. L’esigenza di rendicontare con maggiore precisione, coerenza e trasparenza gli impatti ambientali e sociali lungo l’intera filiera produttiva ha portato il Global Reporting Initiative (GRI) alla pubblicazione della bozza del nuovo standard settoriale per il comparto Textiles & Apparel, attualmente in consultazione pubblica fino al 28 settembre 2025.
Questa iniziativa si inserisce in un quadro critico: episodi recenti, come il caso giudiziario che ha coinvolto Loro Piana, hanno dimostrato quanto le carenze nella tracciabilità, nella due diligence e nella supervisione delle catene di fornitura possano generare conseguenze sistemiche, etiche e reputazionali. Il nuovo standard GRI nasce per colmare queste lacune, offrendo un insieme strutturato di parametri utili a tutte le organizzazioni operanti nel settore.
Perché uno standard GRI per la moda?
L’industria della moda è una delle più impattanti al mondo:
Oltre 70 milioni di lavoratori impiegati, in gran parte giovani donne in condizioni vulnerabili.
Oltre il 20% dell’inquinamento idrico globale dovuto a processi produttivi.
Metà dei capi prodotti smaltiti in discarica o inceneriti entro un anno dall’acquisto.
La complessità, la delocalizzazione e l’eterogeneità delle normative rendono il settore particolarmente fragile in termini di responsabilità sociale e ambientale. Il nuovo GRI Sector Standard Textiles & Apparel è stato ideato per:
Fornire indicazioni di rendicontazione chiare, settorialmente pertinenti e comparabili a livello globale.
Supportare l’allineamento con le nuove direttive europee, come la CSDDD, e anticipare i futuri obblighi normativi.
Promuovere pratiche aziendali più responsabili e verificabili lungo l’intera catena del valore.
Temi materiali e disclosure settoriali: cosa cambia
La bozza individua 18 temi materiali, di cui 16 corredati da richieste di disclosure specifiche per il comparto. Tra questi:
Sostanze chimiche pericolose: viene richiesto di rendicontare piani di gestione, liste di sostanze vietate e impatti sanitari sulla manodopera.
Economia circolare e gestione dei rifiuti: le aziende dovranno spiegare come affrontano l’evoluzione verso modelli meno lineari e più rigenerativi.
Parità di genere e non discriminazione: inclusi gender pay gap, accesso ai ruoli dirigenziali e politiche contro molestie sul luogo di lavoro.
Tracciabilità della filiera: focus su come le aziende risalgono all’origine dei materiali, ispirandosi allo standard GRI per agricoltura e pesca.
Contesti ad alto rischio e aree di conflitto: previste forme rafforzate di due diligence, in linea con i principi internazionali sui diritti umani.
Condizioni di lavoro e orari eccessivi: il GRI introduce metriche per monitorare la durata del lavoro, il rispetto dei riposi e la conformità ai contratti.
Come dichiarato da Peter Dawkins, Senior Manager di GRI e responsabile del progetto:
“Il nuovo standard ha lo scopo di aiutare le organizzazioni a integrare pratiche responsabili e a comunicare con maggiore efficacia i propri impatti ambientali, sociali ed economici.”
La consultazione, avviata dal Global Sustainability Standards Board (GSSB), si basa su un approccio multi-stakeholder, con il coinvolgimento di 21 esperti internazionali provenienti da ONG, aziende, sindacati, investitori e istituzioni. L’invito a partecipare è esteso a tutti gli attori della catena del valore, compresi i marchi, i fornitori, la società civile e i regolatori.
Come sottolineato da Chulendra de Silva, membro del GSSB:
“La sostenibilità nel settore tessile e dell'abbigliamento è essenziale, dati gli impatti ambientali di vasta portata, dal consumo di acqua all’uso di sostanze chimiche. Ma anche gli impatti sociali sono profondi: sfruttamento del lavoro, disparità salariali, condizioni precarie... Questo standard può rappresentare una svolta”.
Uno strumento per rafforzare credibilità e governance
Per le aziende del settore moda, lo standard rappresenta un’opportunità strategica:
Migliorare la qualità della rendicontazione non finanziaria, rendendola più aderente agli standard internazionali.
Prevenire crisi reputazionali, rafforzando i controlli sui fornitori e i meccanismi di responsabilità interna.
Dimostrare impegno concreto verso la sostenibilità, andando oltre le narrazioni del marketing.
In particolare, in un’epoca segnata da casi giudiziari legati allo sfruttamento del lavoro e alla mancata due diligence nelle filiere – basti pensare alle inchieste che hanno coinvolto nomi storici del lusso italiano – il nuovo standard potrebbe rappresentare uno strumento chiave di prevenzione, oltre che di trasparenza.
La bozza dello Standard GRI per il settore tessile e dell’abbigliamento non è solo un aggiornamento tecnico, ma una risposta necessaria a una crisi sistemica di governance. In un mercato in cui l’etica e la trasparenza diventano parte integrante del valore di marca, dotarsi di strumenti robusti di rendicontazione significa rafforzare la propria legittimità e resilienza.
Le aziende sono ora chiamate a partecipare alla consultazione, contribuendo alla definizione di uno standard globale, inclusivo e praticabile. Il futuro della moda – per essere sostenibile – dovrà necessariamente essere anche misurabile, verificabile e condiviso.
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