Nucleare in Italia: un ritorno al futuro o un déjà-vu energetico?
- SR
- 20 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 22 giu

In un’epoca segnata da imperativi climatici sempre più stringenti, tensioni geopolitiche diffuse e transizioni industriali complesse, il dibattito sull’energia nucleare torna a scuotere la scena energetica europea. In tale contesto, l’Italia compie una svolta decisiva, aderendo formalmente all’Alleanza Nucleare Europea dopo anni di esitazioni e posizioni ambigue. Ma qual è la portata effettiva di questa scelta? E cosa significa davvero, oggi, parlare di nucleare nel contesto italiano?
Una nazione in bilico tra passato e futuro
La storia energetica italiana è attraversata da due cesure referendarie – nel 1987 e nel 2011 – che hanno segnato la fine dell’era nucleare nazionale. Le centrali di Trino, Caorso, Latina e Garigliano, una volta simboli del progresso tecnologico italiano, sono oggi dismesse o in fase di smantellamento. Un asset strategico abbandonato, sulla scia emotiva di due tra i più gravi incidenti nucleari del Novecento: Černobyl' e Fukushima.
Eppure, nel presente dominato dal perseguimento degli obiettivi europei di neutralità climatica e dall’urgenza di garantire l’indipendenza energetica dal gas fossile, in particolare da quello russo, l’atomo torna a essere non più una reliquia del passato, ma un’opzione concreta per il futuro.
Il ritorno del dibattito: adesione, alleanze e tecnologie emergenti
Nel giugno 2025, l’Italia ha aderito formalmente all’Alleanza Nucleare Europea, abbandonando il ruolo di mero osservatore che aveva mantenuto per oltre due anni. L’Alleanza, creata nel 2023 su iniziativa della Francia — Paese che oggi produce circa il 70% della propria elettricità da 57 reattori — si propone di rilanciare lo sviluppo del nucleare nell’Unione Europea, promuovendo soluzioni tecnologiche di nuova generazione, in particolare i reattori modulari compatti (SMR).
L’ingresso italiano, annunciato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, rappresenta un atto politico strategico: oltre a rafforzare il fronte pro-nucleare all’interno dell’UE, consente all’Italia di partecipare attivamente ai tavoli decisionali comunitari, di accedere a finanziamenti europei dedicati ai progetti nucleari, e di posizionarsi come uno degli attori principali nello sviluppo delle tecnologie SMR, considerate essenziali per una produzione energetica sicura, flessibile e a basse emissioni.
L’Alleanza Nucleare Europea: struttura e obiettivi
Attualmente l’Alleanza conta 14 membri effettivi: oltre all’Italia e alla Francia, vi partecipano Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. L’Estonia resta l’unico Stato ancora in posizione di osservatore. La Germania, sebbene ufficialmente estranea, ha preso parte come "ospite curioso" a uno degli ultimi vertici: un segnale che, persino a Berlino, il tabù sul nucleare inizia a sgretolarsi.
L’Alleanza si è dotata di un piano d’azione strategico, articolato su cinque assi:
Accelerare lo sviluppo e l’implementazione degli SMR entro i primi anni del 2030;
Rafforzare le filiere industriali e logistiche europee, compresi il carburante nucleare e le materie prime critiche;
Coinvolgere nuovi attori industriali, come le aziende energivore o i produttori di idrogeno;
Istituire un’Accademia delle Competenze Nucleari, in sinergia con il Net-Zero Industry Act;
Favorire la cooperazione regolatoria e internazionale, per rendere i progetti SMR europei esportabili e interoperabili.
Il quadro italiano: ritorno legislativo e primi passi industriali
Nel frattempo, sul fronte interno, il governo guidato da Giorgia Meloni ha presentato a marzo un disegno di legge per il ritorno alla produzione nucleare, prevedendo la definizione di un quadro normativo completo entro il 2027. Obiettivo ambizioso: avviare la prima produzione nazionale da SMR entro il 2035.
Un primo segnale concreto è arrivato con la nascita di Nuclitalia, società partecipata da Enel, Ansaldo Energia e Leonardo, destinata a diventare il fulcro industriale e tecnologico nazionale nel campo dei reattori modulari di nuova generazione. La missione è chiara: studiare, adattare e sviluppare soluzioni nucleari avanzate compatibili con il tessuto energetico ed economico italiano.
Pur avendo rinunciato al nucleare domestico da oltre trent’anni, l’Italia non ha mai smesso di beneficiarne indirettamente: una parte rilevante dell’elettricità importata — in particolare dalla Francia — proviene infatti da centrali nucleari. Inoltre, i nostri istituti di ricerca, le università e le aziende partecipano a numerosi programmi europei e internazionali nel settore, contribuendo allo sviluppo di tecnologie di cui, fino ad oggi, non si è mai avuta una piena ricaduta industriale nazionale.
Con l’adesione all’Alleanza, si tenta ora di superare questa contraddizione, restituendo al Paese un ruolo attivo e non meramente subalterno nella definizione del futuro energetico europeo.
Prospettive e interrogativi aperti
La sfida, tuttavia, non è priva di ostacoli. A pesare sono le resistenze culturali, il doppio sigillo referendario, la mancanza di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e un’opinione pubblica ancora divisa, tra prudenza storica e apertura fiduciosa alle tecnologie emergenti.
Perché il ritorno del nucleare in Italia possa davvero compiersi, sarà necessario consolidare un consenso ampio, trasversale e informato, basato su trasparenza, rigore tecnico e comunicazione efficace. La sfida non è solo ingegneristica: è politica, culturale e generazionale.
Il ritorno dell’atomo nel lessico energetico italiano non è il semplice revival di un paradigma del passato, ma un tentativo di riconfigurare il futuro, nel solco della neutralità tecnologica e della sovranità energetica.
In questa fase storica, l’Italia si trova finalmente in una posizione per contribuire — con autorevolezza — alla costruzione di un sistema energetico europeo più resiliente, decarbonizzato e integrato.
Resta, tuttavia, l’interrogativo cruciale: l’Italia saprà davvero cogliere questa occasione per affrancarsi dalla propria dipendenza energetica e rilanciarsi come protagonista nel nuovo Rinascimento nucleare europeo?
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