Specchio, servo delle mie brame, chi sta cambiando davvero il mondo STEM?
- SR
- 10 feb
- Tempo di lettura: 5 min

– È qui con suo marito? Le chiesero, convinta che fossi la moglie di uno dei relatori-scienziati.
– Sono io mio marito! Rispose Rita Levi Montalcini, una delle menti più brillanti del Novecento, che ha dimostrato, ancora una volta, come le donne possano eccellere nel mondo della scienza. Era il 1986 quando la storica ricercatrice si trovò a dover sfidare l’immagine stereotipata della scienza come dominio esclusivo degli uomini.
Oggi, nel 2025, l’idea che la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica siano territori da "maschi" è ancora una barriera da abbattere. Eppure, sempre più donne stanno cambiando il volto di questi settori, dimostrando che l'intelligenza, la passione e l'innovazione non hanno sesso. Le menti femminili, infatti, non solo arricchiscono la ricerca scientifica, ma sono anche in prima linea nel dare forma a soluzioni sostenibili per il nostro futuro.
Quando si parla di occupazione femminile e di gender gap, un acronimo che viene spesso menzionato è STEM, l’ambito scientifico. Ma perché questo terreno è considerato spesso scivoloso per le questioni di genere e qual è la situazione europea e italiana? L’acronimo STEM sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics – scienze, tecnologia, ingegneria e matematica – e indica tutte le discipline di studio che possiamo categorizzare come scientifiche e tecniche. Si tratta di settori che spesso si intersecano tra loro e che hanno sempre suscitato e stanno suscitando grande interesse, soprattutto tra i più giovani.
Ma cos’ha a che vedere l’ambito STEM con la disparità di genere?
Ci piacerebbe rispondere “nulla”, ma, purtroppo, la risposta è un’altra ed è facilmente intuibile. In passato alcuni bias di genere hanno portato a considerare alcune tipologie di lavoro come “da uomini” e altre “da donne”; mentre tra i secondi troviamo, per esempio, lavori a contatto con i bambini o con il pubblico, tra i primi includiamo tutte quelle occupazioni che hanno a che vedere con la scienza, la tecnologia, la medicina e la matematica.
Per fortuna, oggi, questa distinzione è sempre meno accentuata e stiamo demolendo mattone dopo mattone il muro che divideva le professioni e i rami di studio. Eppure, anche nella società attuale, la presenza di donne in ambiti STEM è ancora troppo bassa, soprattutto in Italia.
Secondo l’ISTAT, nel 2022, il 23,8% dei giovani tra 24 e 35 anni aveva una laurea nelle aree disciplinari STEM: se guardiamo agli uomini, la percentuale sale al 34,5%, mentre se guardiamo alle donne scende al 16,6%.
I più recenti dati confermano la persistente disparità di genere nelle STEM. Il Report 2024 di AlmaLaurea, ad esempio, evidenzia che tra i laureati del 2022, la percentuale di donne nelle discipline STEM è ancora inferiore rispetto agli uomini. Sebbene la percentuale di donne laureate in STEM si attesti al 38%, rimane ben al di sotto della partecipazione maschile, che si aggira intorno al 62%.
Sempre secondo il Report 2020 sul Gender Gap nelle facoltà STEM di Assolombarda, il numero di ragazze iscritte alle facoltà STEM è rimasto invariato al 18,3% rispetto all’anno accademico 2017/2018, mentre i ragazzi hanno visto un aumento del 7,8%. Un dato che conferma la resistenza culturale alle materie scientifiche e matematiche per le donne. Inoltre, la percentuale di donne nelle facoltà STEM risulta inferiore rispetto alla media europea, sebbene l’Italia abbia una percentuale di ragazze iscritte ai corsi STEM (17%) superiore alla media europea (16%).
Le donne laureate in discipline STEM, pur ottenendo un voto di laurea leggermente superiore rispetto a quello degli uomini (107,3 contro 106,4), riescono a concludere il corso di laurea in misura maggiore (50% contro 48%). Tuttavia, nel mondo del lavoro, queste migliori performance accademiche non sembrano avere un peso. A un anno dalla laurea, ben il 91,8% degli uomini laureati in facoltà STEM è già impiegato, contro l’89,3% delle donne. Inoltre, queste ultime guadagnano mediamente una cifra leggermente inferiore rispetto ai colleghi uomini. Anche sotto il profilo salariale, quindi, le donne sembrano essere rimaste indietro e il trend sembra mantenersi costante.
Le cause di questo gap
Come mai le donne sembrano essere meno inclini alle materie tecniche, scientifiche e matematiche? Le motivazioni sono molteplici e di diversa natura, ma paiono avere un’origine comune nel background culturale e familiare delle società odierne. Le ragazze, infatti, sembrano sperimentare una minor motivazione e fiducia in loro stesse nell’intraprendere un percorso di formazione scientifica, e in particolare matematica.
Alle “insicurezze” personali si sommano poi i condizionamenti sociali e familiari, secondo i quali le donne sarebbero meno predisposte alle materie scientifiche. Questi pregiudizi, ancora oggi abbastanza diffusi e ai quali si sommano stereotipi di genere presenti anche nella categoria degli insegnanti, finiscono col condizionare bambine e ragazze. Nell’immaginario collettivo, dunque, donne e discipline scientifiche non sarebbero compatibili. L’impossibilità di proporre modelli di pensiero comune differenti limita l’avvicinamento delle ragazze alle materie STEM.
A questo è da aggiungere che anche nel mondo del lavoro, la discriminazione non si ferma. Le donne nelle professioni STEM continuano a subire un gap salariale significativo: secondo McKinsey, le donne occupano solo il 22% dei posti di lavoro tecnologici nelle aziende europee, nonostante rappresentino il 38% dei laureati nelle discipline STEM.
Il futuro potrà essere leggermente più roseo?
Nonostante ci sia ancora molto da fare per migliorare il rapporto tra donne e materie STEM, non mancano dei "casi" che attestano come le donne e la scienza siano tutt’altro che incompatibili. Un esempio emblematico riguarda la missione spaziale Mars 2020 della NASA, che ha consentito di inviare il rover Perseverance su Marte. Dietro questo progetto ambizioso ci sono sette donne che, con il loro impegno e la loro intelligenza, hanno giocato un ruolo fondamentale nell'attuazione della missione.
Le donne dietro al successo di Perseverance dimostrano che la scienza e la tecnica non sono prerogative esclusivamente maschili. E non sono di certo un caso isolato. Guardando al passato e al presente, il contributo femminile alle scienze, alla tecnica, all’ingegneria e alla matematica è fondamentale. È importante che il futuro riconosca e valorizzi sempre di più questo contributo, senza ostacolarlo.
Il futuro del mondo STEM
Le donne stanno cambiando il volto del regno STEM, e il loro impatto sulla sostenibilità non è mai stato così evidente. L'inclusione femminile in questi settori non è solo una questione di “giustizia sociale”, ma è anche una strategia vincente per affrontare le sfide globali, a partire dal cambiamento climatico. È fondamentale continuare a fare spazio per le voci femminili, sostenere le donne nel perseguire carriere scientifiche e ingegneristiche, e riconoscere che il loro contributo è essenziale per costruire un futuro più equo e sostenibile.
Lo specchio non deve più riflettere solo l’immagine di un mondo dominato dagli uomini, ma una realtà in cui donne e uomini lavorano insieme per realizzare il cambiamento che il nostro pianeta richiede.
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