Temperature estreme: la Francia chiude le scuole e l’Italia limita i lavori all’esterno, quale futuro per un continente in fiamme?
- SR
- 13 lug
- Tempo di lettura: 2 min

Le ondate di calore che stanno investendo l’Europa nell’estate 2025 non sono semplici anomalie stagionali, ma manifestazioni concrete della crisi climatica in atto. Francia e Italia stanno adottando misure drastiche per proteggere la salute pubblica e i lavoratori, mentre ci si interroga su come adattare le infrastrutture e le politiche alle nuove condizioni ambientali.
Francia: scuole chiuse e allerta rossa
A partire dal 1° luglio 2025, la Francia ha chiuso circa 1.900 scuole per proteggere studenti e personale dalle temperature eccezionali, con punte oltre i 40 °C in diverse aree del Paese. L’allerta rossa emessa da Météo France ha riguardato 23 dipartimenti del sud, mentre il governo ha parlato apertamente di “ondata di calore precoce e intensa, legata al cambiamento climatico”.
Il Ministero dell’Educazione ha giustificato la chiusura delle scuole per mancanza di sistemi di climatizzazione adeguati, confermando una vulnerabilità strutturale che richiede un ripensamento dell’edilizia scolastica in ottica di resilienza climatica.
Lombardia: stop ai cantieri durante le ore più calde
In Italia, la Regione Lombardia ha firmato l’Ordinanza n. 348/2025, che vieta il lavoro nei cantieri all’aperto tra le 12:30 e le 16:00 dal 2 luglio al 15 settembre 2025, nei giorni classificati a rischio “alto” per stress da calore. L’iniziativa coinvolge cantieri edili, cave, attività agricole e florovivaistiche, e rappresenta una delle prime regolamentazioni regionali specifiche sul rischio climatico per i lavoratori outdoor.
L’ordinanza è accompagnata dalla possibilità di richiedere la cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO), e prevede sanzioni in caso di inosservanza, sottolineando come la tutela del lavoratore stia diventando un tema prioritario nella gestione del rischio climatico.
Un nuovo contesto climatico europeo
Secondo le fonti internazionali, il Mediterraneo ha registrato temperature superficiali dell’acqua vicine ai 30 °C, ben al di sopra delle medie stagionali, mentre in Spagna giugno 2025 è stato il mese più caldo mai registrato. Le condizioni meteorologiche sono influenzate da un “heat dome” – una cupola di alta pressione – che sta intrappolando l’aria calda sul continente europeo.
Questi fenomeni non solo causano danni immediati alla salute pubblica e al sistema produttivo, ma rendono evidenti le carenze strutturali e normative nella capacità di risposta degli Stati europei.
Prospettive future: adattamento e trasformazione
Il cambiamento climatico non è più una prospettiva futura, ma una realtà presente che richiede risposte sistemiche:
Edilizia scolastica e pubblica: occorre riprogettare gli edifici per resistere a temperature estreme, investendo in ventilazione naturale, ombreggiamento, e materiali isolanti.
Tutela del lavoro: vanno estese le misure come quelle lombarde, definendo standard nazionali per il lavoro outdoor durante periodi di calore estremo.
Pianificazione urbana: le città devono integrare spazi verdi, superfici riflettenti e strategie di raffrescamento passivo per limitare l’effetto “isola di calore”.
Prevenzione sanitaria: serve un rafforzamento delle politiche pubbliche di prevenzione, con sistemi di allerta rapida, assistenza domiciliare e centri di accoglienza rinfrescati.
Le decisioni prese in Francia e Lombardia non sono eccezioni, ma segnali anticipatori di una nuova normalità. La crisi climatica richiede una trasformazione del modo in cui viviamo, lavoriamo, costruiamo e pianifichiamo le nostre città. Le ondate di calore non sono più eventi sporadici, ma l’ambiente in cui si svolgeranno le nostre vite nei prossimi decenni.
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